Il Museo petrarchesco piccolomineo è stato aperto nel 2003 per valorizzare la collezione di codici miniati, libri a stampa antichi e opere d’arte che il conte Domenico Rossetti de Scander lasciò in eredità alla Biblioteca Civica di Trieste nel 1842.
La raccolta bibliografica petrarchesca è seconda al mondo solo al fondo costituito da Willard Fiske a fine Ottocento presso la Cornell University Library di Ithaca (NY – USA) e si è arricchita di codici manoscritti ed edizioni quattrocentesche acquistati dalla «Libreria Antiquaria» di Umberto Saba negli anni Trenta del secolo scorso.
Dominano la sala espositiva due coppie di cassoni nuziali di Scuola toscana, dipinti nella seconda metà del XV secolo, che raffigurano i Trionfi di Francesco Petrarca in stile tardogotico. Tra le stampe è di particolare interesse l’imponente Albero genealogico della famiglia Piccolomini, inciso a bulino dal fiammingo Arnold van Westerhout alla fine del Seicento per celebrare i fasti del casato da cui discende Papa Pio II. Non si può trascurare di ricordare il bassorilievo che ritrae in profilo un’imperatrice romana, scolpito da Mino da Fiesole, maestro del revival dello stile tardo antico nella Toscana di metà Quattrocento.
Della raccolta di codici petrarcheschi si ammira il manoscritto delle Vite degli uomini illustri, trascritto a Venezia nel 1433, che presenta due splendide miniature in stile gotico realizzate da Cristoforo Cortese, e il manoscritto del Trionfi dell’umanista Felice Feliciano. Il Museo possiede la prima edizione del Canzoniere e dei Trionfi di Francesco Petrarca, stampata dal tedesco Wendelin da Spira a Venezia nel 1470.
La raccolta piccolominea ha trasmesso importanti manoscritti, tra cui la lettera autografa di Enea Silvio, con la quale egli annuncia al Capitolo di San Giusto nel maggio 1447 la propria elezione a Vescovo di Trieste e diciassette brevi di Pio II, lettere papali adottate dal 1400 per gli affari di minore importanza della Santa Sede. Di grande interesse sono alcune edizioni del Quattrocento, possedute in Italia solo dal Museo petrarchesco piccolomineo, come l’incunabolo delle Lettere familiari e cardinalizie di Pio II, pubblicato nel 1477 nelle Fiandre e l’edizione coloniense delle Lettere laiche e pontificie, che trasmette la missiva in cui Enea Silvio si dichiara testimone della rivoluzione portata da Gutemberg, annunciando di avere visto per la prima volta in un viaggio in Germania la Bibbia dalle 42 linee stampata con i caratteri mobili.
Il Museo è sede di mostre temporanee che documentano e valorizzano le raccolte, approfondendo l’Umanesimo di Francesco Petrarca e gli aspetti dell’attività diplomatica di Enea Silvio Piccolomini, a metà Quattrocento vescovo di Trieste e poi Pontefice con il nome di Pio II.
A richiesta vengono effettuate visite guidate.
Il Museo è dotato di una sala studio per la consultazione del patrimonio.
Comune di Trieste
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Con il contributo della regione Friuli Venezia Giulia